Festival delle scienze di Genova 2012

Valeria Fieramonte

 


Anche quest'anno il festival delle scienze di Genova si è rivelato una stimolante sede di dibattito sui principali temi scientifici di attualità.
Una veloce carrellata 'al femminile' può partire da Catherine Vidal ( Istituto Pasteur Francia), che ha presentato ( nella sala del maggior consiglio dunque con grande rilievo) le sue ricerche sull'annoso - e ormai anche un po' noioso, tema: 'il cervello femminile ha un sesso?'
L'argomento è spinoso perchè afflitto in partenza dai consueti stereotipi di genere. Fatte fuori le convinzioni su una eventuale correlazione tra peso del cervello e intelligenza – dopo aver constatato che il cervello di Einstein, per esempio, pesava solo 1,250 kg – mentre il peso medio dei cervelli è di 1,350 kg, dunque un etto di più, resta ferma tra i più l'idea che gli ormoni influenzano anche il modo di pensare.
Poi si sa che le donne hanno un corpo calloso più spesso, e dunque migliori correlazioni tra i due emisferi cerebrali ( infatti in casi di lesioni recuperano più in fretta), ma tutto il resto è stato rimesso in discussione.

Per es. è vero che per uscire da un labirinto gli uomini impiegano 150 secondi mentre le donne 190, ma – alt! Non vale! Dipende dalla forma del labirinto: se è circolare le donne riescono meglio (!) per non parlare del calcolo matematico, dove è più questione di autostima e di studio che non di generi, eccetera. Conclusioni: ' la variabilità tra individui dello stesso sesso eguaglia e supera la variabilità tra i sessi in quasi tutto' sostiene Catherine. In realtà l’unica novità mi è parsa la notizia che l’identficazione sessuale avviene prestissimo, a circa due anni e mezzo d’età, cioè prima ancora che si formi la memoria…



Di estremo interesse, per approfondire un tema oggi fondamentale, - l'inquinamento dell'aria – è stata poi  la relazione di Annalisa Cogo ( università di Ferrara) su come funzionano i nostri polmoni.

Scheda

Respirare vuol dire introdurre ossigeno (O2) ed espellere CO2. L'ossigeno passa nel sangue dove si lega all'emoglobina del globuli rossi e viene trasportato fino ai mitocondri delle cellule, dove è usato per produrre energia. I due polmoni hanno la funzione di portare l'ossigeno direttamente alle cellule. Poi c'è l'albero bronchiale, che assomiglia molto a un tronco d'albero rovesciato. Alla fine dei rami ci sono gli alveoli, che sono dei sacchetti adibiti allo scambio del gas e assomigliano molto a dei grappoli d'uva.

L'albero bronchiale è umidificato dalle ciglia che spostano e poi eliminano le particelle nocive. Gli inquinanti ne riducono l'attività: oltre un certo limite le ciglia non ce la fanno più e può determinarsi un enfisema.
Purtroppo dai tubi di scappamento delle auto esce soprattutto particolato ultrafine, meno di 0,1 micron, che è anche il più pericoloso per i bronchi. Perciò il calibro dei bronchi si riduce, mentre si ispessiscono, e c'è una maggiore produzione di  muco.
Il monossido di carbonio (CO) è particolarmente pericoloso perchè si lega all'emoglobina al posto dell'ossigeno. E' questa la ragione per cui le stufette difettose possono creare guai inaspettati.

Più l'apparato respiratorio è immaturo e peggiori sono i danni.

 

 



Per quanto riguarda le malattie incurabili – Camillo Ricordi ( erede della nota famiglia discografica) – oggi dirige un centro di ricerca sul diabete e sui trapianti di staminali dell'Università di Miami - assieme a Daniela Ovadia ha scritto un libro dal titolo 'La fine del diabete', prospettive mediche e alleanze mondiali verso la cura definitiva, ( Dalai editore), dove sostiene che il diabete potrebbe essere curato in modo definitivo in pochi anni se solo le farmaceutiche e i governi si decidessero a stanziare più fondi per la ricerca.
Considerato che nel mondo i diabetici sono già oggi oltre 300 milioni e sono destinati ad aumentare, sarebbe una grande notizia sapere che c'è una cura risolutiva. Per ora il professore, che ha sviluppato un metodo d'avanguardia per l'uso delle staminali, ha creato un network internazionale di centri di ricerca per arrivare a curare davvero in tempi brevi questa ormai endemica patologia cronica.

Chiara Riganti ( biochimica e ricercatrice al dipartimento di oncologia dell'Università di Torino) ha spiegato invece nuovi approcci nel tentare di vincere la farmacoresistenza sviluppata da alcuni tumori. Si è scoperto che la 'fame' di colesterolo delle cellule tumorali è doppia di quella delle cellule sane e che quanto più un tumore è resistente tanto più ha bisogno  di quantità di colesterolo alto, e perciò si è tentato di mascherare i farmaci da colesterolo per meglio farli penetrare nelle cellule. Il metodo da solo ottiene un 50% in più di morte delle cellule tumorali ma non è risolutivo, perciò si potenzia il tutto con monossido di azoto (NO) e pare che funzioni ma nella più rosea delle ipotesi ci vorranno una decina di anni per capirlo davvero.

Molto dibattito e molto vivace in altre due iniziative organizzate dalle donne, purtroppo quasi concomitanti: l'Associazione Donne e Scienza ha riflettuto sul fatto che' l'old boys network ' di scienziati uomini ha oltre 300 anni di esperienza organizzativa nel riuscire a escludere le donne dagli incarichi di maggiore prestigio, ma c'è stato anche chi ha detto che a volte il 'soffitto di vetro' le donne se lo consolidano da sé con i loro comportamenti rinunciatari, e questo nonostante  anche istituzioni ufficiali, come in USA l'Harvard Business School, abbiano pubblicato di recente un volume in cui si riconosce che una maggiore presenza delle donne rende 'vincenti' i sistemi.
In ogni caso l'Italia è messa male: non solo i laureati, gia' pochi, negli ultimi anni stanno calando ( anche i laureati maschi), non solo le donne ricercatrici – in alcuni settori ormai la metà- diventano anche solo tra professori 'associati' la metà della metà, ma le italiane risultano al 75 esimo posto come condizione femminile nel mondo, una posizione davvero imbarazzante per una società che si vorrebbe evoluta.
Qualche frecciata è stata tirata anche al femminismo italiano: fenomeno di straordinaria importanza, si è detto, ma con forti limiti quanto a capacità di consolidare le conquiste fatte.

Le donne di SNOQ hanno invece organizzato una tavola rotonda sul tema 'L'immaginario femminile sulla città' che ha visto uno strappo alla regola consueta del festival, con ben otto donne sul palco a parlare. Il tema su come si potrebbero riprogettare le città da un punto di vista femminile è certo affascinante, anche se risente ancora della subalternità femminile nell'appropriazione degli spazi di vita. Non è difficile capire il perchè. Ci sono stati periodi in cui le donne sono state di fatto estromesse dalla città: via via che gli spazi si privatizzavano le donne non hanno più avuto bisogno di uscire di casa se non per andare in chiesa, nei parchi e le più benestanti al teatro. Andare in giro era considerato da donne 'non virtuose' e dunque stigmatizzato socialmente. Gisella Bassanini ha presentato un romanzo fantasy scritto nel 1915 dalla Gilman, dal titolo 'Terra di lei' in cui tentava di immaginare una città al femminile, con al centro i luoghi di cura e divertimento, giardini pensili, nidi vicini ai posti di lavoro, distanze percorribili a piedi, con cucine e sale da pranzo in comune...insomma qualcosa di molto diverso dalle attuali città.

Molta attenzione è stata dedicata alle barriere architettoniche, ai trasporti, al fatto che per esempio è complicato salire sui bus se si hanno i passeggini coi bambini dentro, e anche combinare gli orari diversi della quotidianità. Per dimostrarlo le persone sono state invitate ad attraversare Piazza Corvetto ( una piazza di Genova) ostacolate da vari oggetti. Attenzione è stata dedicata anche a come vogliono la città i bambini: c'è chi ha notato che non si vedono più bambini giocare per strada per via delle troppe auto posteggiate, e di come i cassonetti messi male ostruiscono la visuale di bambini non più alti di un metro con maggiori rischi di incidenti, ma per ora l'immaginario al femminile sulle città non sembra andare oltre ciò che viene suggerito dal consueto lavoro di cura.

 


Infine la presentazione del libro di Ilaria Capua 'I virus non aspettano' è stato , si può dire, un vero happening. La coraggiosa ricercatrice, che si è imposta all'attenzione mondiale nel 2006, quando, dopo aver reso pubblica in un data base accessibile a tutti la sequenza genetica del virus H5N1, ha dato il via a una polemica circa la trasparenza dei dati ancora oggi attuale, si è raccontata ed ha raccontato aneddoti della sua vita in modo molto divertente e per nulla accademico. Ora gestisce un laboratorio di oltre 70 persone con un budget di 2 milioni di euro che è diventato un punto di riferimento mondiale per i virus influenzali,  ed ha attaccato in modo esplicito 'tromboni e burocrati'   che rendono difficile se non impossibile , in Italia, la scelta di talenti per la ricerca, sia italiani che esteri. Per non parlare delle sue gustosissime descrizioni di certi ambienti romani o di certi presidi di facoltà…C’è chi ha rincarato la dose affermando che oggi le regole sono dettate da una mediocrazia di mal affaristi che scelgono solo yes man e si accaniscono contro i talenti….

IL suo laboratorio ha appena pubblicato un lavoro in cui sostiene che c'è un possibile nesso causale tra il virus influenzale e il diabete nell'uomo, perchè hanno notato che i virus influenzali crescono e si moltiplicano molto bene nel pancreas degli animali, anche se a dire il vero anche un semplice eccesso di cortisone può scatenare un diabete latente.
 La prima edizione del libro ha avuto successo e sono state vendute tutte le 3000 copie.  Ma sta già pensando a un altro libro:  si chiamerà 'Promesse'.

   

6-11-2012

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